I disturbi depressivi includono il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente che riguarda individui in età dello sviluppo, il disturbo depressivo maggiore, il disturbo depressivo persistente (distimia), il disturbo disforico premestruale, il disturbo depressivo indotto da sostanze/farmaci, il disturbo depressivo dovuto a un’altra condizione medica.
Le caratteristiche comuni a queste condizioni prevedono un forte vissuto di tristezza, un senso di vuoto, modificazioni somatiche e dei meccanismi di pensiero che influenzano profondamente la vita della persona.
Ma… non tutto il male viene per nuocere!
Aldo Bonomi e Eugenio Borgna hanno scritto un libro dal titolo “Elogio della depressione”. Il titolo già di per sé colpisce.
Se pensiamo, infatti, che la depressione viene anche chiamata “il male oscuro”, il titolo di cui sopra ci mostra che evidentemente c’è chi è riuscito a trovare qualcosa di positivo anche in una condizione così spiacevole. E non a torto, dal mio punto di vista.
Eugenio Borgna parla di “Tre tipologie” di depressione: la depressione esistenziale, la depressione motivata, causata da avvenimenti dolorosi e conflittuali, e la depressione psicotica, patologica, che ha cause biologiche ma anche psicologiche ed esistenziali.
La depressione esistenziale o tristezza esistenziale non deve essere confusa con la malattia. È una condizione che caratterizza l’essere umano nei momenti di grandi cambiamenti: questi, infatti, inevitabilmente ci inducono a riflessioni profonde, a tirare le somme sulle azioni passate e inevitabilmente ci portano ad un confronto con la tristezza, la malinconia, i rimorsi. Situazione questa che può farci perdere di vista il presente e il futuro (speranze). Ma, contemporaneamente, ha un valore “terapeutico”, di crescita: “La depressione esistenziale non è malattia: fa parte della vita e può essere sorgente di riflessione e di creatività” (Bonomi, Borgna, 2011).
Le depressioni causate da eventi dolorosi (lutti, separazioni, fallimenti) sono depressioni motivate, o reattive. Si tratta di uno stato di profonda tristezza che blocca parzialmente e temporaneamente la persona in uno stato di profonda amarezza. La durata temporale è variabile ma, purtroppo, a volte può perdurare sottoforma di uno stato d’animo instabile e vulnerabile.
La depressione come patologia la troviamo nel DSM-5 come “Disturbo Depressivo Maggiore”. Questa condizione può arrivare a paralizzare totalmente la persona, anche a livello cognitivo, risucchiandola nel “vortice monotematico di colpe, di timori di malattia e di catastrofi economiche” (Bonomi, Borgna, 2011).
L’unica dimensione temporale esistente in questo caso è quella del passato, non esiste il presente e il futuro non ha più valore.
Secondo l’autore è essenziale distinguere i tre tipi di depressione, soprattutto in fase diagnostica e di progettazione di un intervento terapeutico. Ma sottolinea anche che ci sono caratteristiche in comune alle tre tipologie.
Tutte e tre sono il riflesso della sensibilità e fragilità umana, condizione che ci permette di cogliere il lato positivo come quello negativo della vita. Aver vissuto la depressione almeno una volta nella vita ci porta ad avvicinarci alle persone, soprattutto quelle che soffrono.
Come abbiamo visto, le depressioni sono anche delle condizioni fortemente influenzate dalla dimensione temporale, con un deciso ancoraggio nel passato e che può trovare soluzione soprattutto ripristinando una sensazione di speranza nel futuro. Scrive Borgna: “Come ha scritto Kurt Schneider, uno dei grandi psichiatri del nostro tempo, ci dovremmo preoccupare non di essere stati depressi una volta in vita, ma di non esserlo stati mai” (Bonomi, Borgna, 2011).